mercoledì 10 giugno 2009

Rapporti tra me e il lavoro. Chiarimenti semi-seri

Forse è meglio che chiarisca alcune cose sul mio rapporto col concetto di “lavoro” (che brutta parola, già mi duole lo stomaco): Innanzi tutto, bisogna chiarire che il tono dei miei discorsi, orbitanti su questo termine, si mantiene sempre sulla “babbiata” (termine più o meno intraducibile che in italiano vuol significare “modo di scherzare nel quale una o più persone fingono di non essere nella condizione mentale più lucida”).Ovvio che “babbiando” si dice la verità…ma questa è altra cosa!In effetti, nella mia ancora non troppo lunga carriera di essere vivente, molto spesso ho fatto “cose” che altri potrebbero interpretare come “lavoro”.Allora dov’è il punto? Sono forse un mentitore, uno che lavora e invece dice di no?Dio ce ne liberi, del “lavoro”…Proprio ieri, leggevo la “Repubblica” di Platone e mi sono imbattuto in questo pensiero (che il già detto filosofo fa dire nientemeno che a Socrate): “L’uomo libero non deve imparare nulla con la costrizione. Le fatiche fisiche, anche se sono affrontate per forza, non peggiorano lo stato del corpo, mentre nessuna cognizione introdotta a forza nell’animo vi rimane”.Ecco, è proprio questo che non ho mai sopportato: “la forzatura”!Nulla toglie quindi che, in futuro, sia possibile vedermi coi capelli di lato e la cravatta, sbarbato e felice di sfruttare lo stato di necessità di chi si rivolgerà a me come legale, se solo ciò cominciasse a piacermi. Di più, potrei anche venire a patti con il mio ideale (anzi è la cosa più auspicabile) e finire per “lavorare” ma almeno con la speranza che si possa avere del tempo libero (parecchio) per sognare di non farlo più. Concludo questo serio discorso per persone serie: L’Ideale? Cos’è? È qualcosa di molto personale, ognuno di noi sa che cos’è, per sé. Personalmente, penso, l’ideale sia da non raggiungere mai. Cos’è l’ideale raggiunto se non un preannuncio di “game over”? L’Ideale bisogna sognarlo, deve essere solo perseguibile. Questo faccio ogni giorno, sogno di non essere costretto ad una triste vita fatta di costrizioni, sogno di riuscire a fare quello che voglio e per riuscire in ciò sono disposto persino a lavorare!

1 commenti:

Giovanni Denaro ha detto...

Onestamente Gaetano, riesco a percepire qualcosa ma non so cosa: perchè questi rimandi alla sigaretta? Per dare l'idea del piacere/vizio perduto? E questa striscia che corre verso il sole ha un che di malinconico che non mi spiego, e lo stesso dicasi per questa sete che non si riesce a placare con strani beveroni ma che fanno venir voglia piuttosto di una birra! Forse stai tentando di far tuo un ideale pascoliano, il senso di inadeguatezza che si prova rispetto all'ineluttabile scorrere del tempo e rispetto agli artifici "moderni" che si sostituiscono alla natura, alla spontaneità, alla genuinità. Però ripeto, è solo una mia interpretazione e molte cose mi rimangono oscure come il "marrone" finale, ad esempio. E poi non so perchè ma la associo fortemente all'altro tuo racconto "E gli alieni arrivarono ...e si stabilirono". Gaetano, aspetto lumi in merito e, nel caso in cui avessi preso una cantonata con queste mie prime anzi, seconde impressioni, ti prego di perdonare 'ignoranza del sottoscritto.