mercoledì 20 maggio 2009


Indeciso tra miriadi di parole che potrei spendere per dirvi, con immensa gioia, che è uscito (e chissà dov’è andato) in stampa il mio primo romanzo, preferisco, onde (spumose e briose) evitare toni auto-celebrativi, dire solamente: Bagni Achei è il mio primo romanzo edito da MJM Editore.

Di cosa parla?

La vita di Gioacchino Ariodante, giovane siciliano, professore di storia e filosofia, scorre noiosa come quella di un’orata da coltiva­zione. Ogni giorno va a scuola, dove si accorge sempre più della propria inadeguatezza. È soprattutto un allievo, Santino Polinesso, a rendergli probabile un prossimo decadimento depressivo. Santino lo vessa, lo picchia e con i suoi atteggiamenti rende Iachino ogni giorno più lontano dalla gente che gli sta attorno. I piani di invecchiamento precoce sono interrotti quando Iachino è costretto a fuggire su un gommone abbandonato da certi “scafisti”, in una notte di inizio esta­te. Tra interazioni mitologiche ed ironiche teorie del complotto, in un marasma di apparizioni oniriche e non, jazz e sassofoni, la “teoria del ritorno” e Cola Pesce, Iachino dovrà comunque fare i conti col suo senso di Sicilianità.

Potete acquistarlo direttamente dal sito http://www.mjmeditore.com/ oppure richiederlo nelle librerie.

8 commenti:

Alessandra1979 ha detto...

Ciao Gaetano... come canta Irebe Grandi sei in vacanza da una vita dunque... :-)
Leggendo il commento alla pubblicazione del tuo romanzo ho potuto quasi percepire l'intensità della tua gioia.
Anch'io ho 29 anni sono laureata in economia e scrivo da quando avevo 6 anni, ma al contrario di te non ho mai pubblicato nulla per pigrizia o per timidezza, forse.
Ti scrivo da Milano, mi farebbe piacere fare amicizia con qualcuno che condivida questa mia passione. Ciao un sauto
Alessandra

Gaetano Celestre ha detto...

Ciao Alessandra, per quanto riguarda il mio ideale "non lavorativo", devo dire che in questi giorni è stato spesso sciorinato in varie discussioni (amici, parenti, fidanzata, lettori di Bagni Achei). E'qualcosa di veramente realizzabile? Quando potrò dire che si sia realizzato?...sono tutte domande a cui mi rifiuto di rispondere. La cosa più divertente, in un ideale di questo tipo (ecco la grande gioia di cui tu giustamente parli), è la sua Ricerca. A questo mi appassiono sempre più, accompagnato mano nella mano dalla Speranza di riuscirci, istigato dalla mia coscienza, benevolmente quanto giustamente, a non fidarmi troppo di questa Pretesa. Se ti capiterà mai di leggere il mio primo romanzo, capirai, credo (o spero), cosa voglio dire. Grazie per il tuo supporto (e se ti capita di leggere "Bagni Achei" dimmi che ne pensi). A presto

Enrico ha detto...

Allora potresti anche finire per lavorare (se già non lo hai fatto)? :-)

Gaetano Celestre ha detto...

Beh, Enrico, male che vada, nel caso in cui dovesse succedere una disgrazia del genere, non dimenticare che esiste sempre il “licenziamento”… 
A parte gli scherzi, forse è meglio che chiarisca alcune cose sul mio concetto di “lavoro” (che brutta parola, già mi duole lo stomaco):
Innanzi tutto, bisogna chiarire che il tono dei miei discorsi, orbitanti su questo termine, si mantiene sempre sulla “babbiata” (termine più o meno intraducibile che in italiano vuol significare “modo di scherzare nel quale una o più persone fingono di non essere nella condizione mentale più lucida).
Ovvio che “babbiando” si dice la verità…ma questa è altra cosa!
Devi sapere che, in effetti, nella mia ancora non troppo lunga carriera di essere vivente, molto spesso ho fatto “cose” che altri potrebbero interpretare come “lavoro”.
Allora dov’è il punto? Sono forse un mentitore, uno che lavora e invece dice di no?
Dio ce ne liberi, del “lavoro”…
Proprio ieri, leggevo la “Repubblica” di Platone e mi sono imbattuto in questo pensiero (che il già detto filosofo fa dire nientemeno che a Socrate): “L’uomo libero non deve imparare nulla con la costrizione. Le fatiche fisiche, anche se sono affrontate per forza, non peggiorano lo stato del corpo, mentre nessuna cognizione introdotta a forza nell’animo vi rimane”.
Ecco, è proprio questo che non ho mai sopportato: “la forzatura”!
Nulla toglie quindi che, in futuro, sia possibile vedermi coi capelli di lato e la cravatta, sbarbato e felice di sfruttare lo stato di necessità di chi si rivolgerà a me come legale, se solo ciò cominciasse a piacermi.
Ti dico di più, potrei anche venire a patti con il mio ideale (anzi è la cosa più auspicabile) e finire per “lavorare” ma almeno con la speranza che si possa avere del tempo libero per sognare di non farlo più. Concludo questo serio discorso per persone serie: L’Ideale? Cos’è? È qualcosa di molto personale, ognuno di noi sa che cos’è, per sé. Personalmente, penso, l’ideale sia da non raggiungere mai. Cos’è l’ideale raggiunto se non un preannuncio di “game over”? L’Ideale bisogna sognarlo, deve essere solo perseguibile. Questo faccio ogni giorno, sogno di non essere costretto ad una triste vita fatta di costrizioni, sogno di riuscire a fare quello che voglio e per riuscire in ciò sono disposto persino a lavorare!
Ciao a tutti e a presto.

Giovanni ha detto...

Recensione Bagni Achei.(prima parte)
Non è la prima opera che leggo di Gaetano Celestre, avendo infatti avuto la possibilità di leggere alcuni suoi racconti brevi pubblicati sul proprio blog e che hanno rappresentato una sorta di antipasto a questi Bagni Achei.
Romanzo moderno, come lui stesso l’ha definito, ricchissimo di sfaccettature tale da non potersi classificare con facilità da un punto di vista sia del genere che della tematica. Una lettura che è scivolata via davvero con leggerezza, che non ha stancato ma che al contrario ha messo l’accento su tantissimi aspetti di un’importanza tale che sembra impossibile che l’autore sia riuscito a condensarli tutti in quest’amalgama cosi suggestiva composta da appena 133 pagine.
La storia, ambientata nella bellissima terra di Sicilia, si snoda attorno alle vicende di Gioacchino Ariodante, giovane professore di un paesino di provincia assorbito dalla normalità della quotidianità fino al giorno in cui il gioco delle circostanze fortuite e degli equivoci del caso non lo mettono di fronte a una situazione ai limiti del paradosso che cambierà definitivamente la sua esistenza. Non già un’esistenza da definirsi mediocre quanto piuttosto una vita come tante, normale e senza grandi emozioni ed un personaggio, quello di Gioacchino, che porta con sé tutta la stanchezza e l’amarezza del vivere che Sciascia ha benissimo rappresentato in due sue opere fondamentali, “Il cavaliere e la morte” e “A ciascuno il suo”, disegnando la fragile condizione umana con spietata quanto sincera crudezza puntellata solo di tanto in tanto da punte di barocchismo appena tuttavia sufficienti a rendere affascinante le vite di queste anime peregrine che sono i sognatori siciliani. Pescatori, intellettuali, professori e artisti musicisti che popolano il romanzo di Gaetano Celestre e nei quali un siciliano non può non riconoscersi, perché è di noi che si sta parlando, di noi come siamo ora e di come siamo sempre stati, con tutti i nostri difetti e tutti i nostri pregi.
Non so ben dire se Gioacchino possa definirsi un eroe, sebbene abbia letto tutta la sua vicenda ed effettivamente, se così fosse, dovremmo allora reinventare il concetto di eroe, dimenticando il bardo solitario che protegge tutti contro tutto per accogliere la ben più romantica idea di chi, solitario ciottolo sul fondo di questo oceano che è la vita, compie ogni giorno sforzi immensi per resistere alle ingiustizie della vita, o per resistere forse alla vita stessa. Si resiste ogni giorno alla mestizia del vivere quotidiano, questa è la verità che traspare dalle pagine dell’opera, e si resiste con un senso di appartenenza alla nostra terra di Sicilia che solo si può spiegare facendo riferimento a quel sentimento sui generis che si traduce in amore e odio per una stessa cosa.

Giovanni ha detto...

Recensione "Bagni Achei" (seconda parte)
Più che un cenno merita lo stile di scrittura che posso ben definire originale e moderno- viste le numerosissime incursioni che Gaetano compie nel mondo del non-sense, dell’irrazionalismo e del paradosso più assoluti, sia da un punto di vista scenico che grammaticale, come il Lewis Carroll di Alice nel paese delle meraviglie; ma al contempo tradizionale come non mai, non rinunciando al dialetto siciliano a dimostrazione del grande amore verso la sicilianità tutta, soprattutto quella dei modi di dire e dei modi di fare.
Ma a sorprendere di più è forse la sottile(ma neanche tanto, a volerci ben pensare) analisi politica e sociale della nostra epoca con la quale l’autore passa in rassegna tutti gli stereotipi e i luoghi comuni tipici del bel paese in generale e della Trinacria soprattutto, affrontando tematiche di un’attualità incredibile come quella della mafia e degli sbarchi dei clandestini sulle coste siciliane, il tema delle ingiustizie e dei soprusi vecchi quanto il mondo e che dividono il genere umano in disonesti-vincenti e umili - perdenti.
La storia di noi tutti, la storia del genere umano, di sempre.
Ed è forse questo il messaggio che l’autore vuole far passare: il mondo vive da sempre con le sue ingiustizie, con i suoi drammi, con i suoi paradossi e le sue contraddizioni, anzi vive di tutto ciò, ed è una normalità che non si può combattere ma eroicamente accettare, non già supinamente, genuflessi innanzi all’ineluttabile destino della condizione umana ma eroicamente resistendo in questo giardino tanto bello quanto a volte spietato.
L’amaro in bocca, questo rimane alla fine dell’opera. Se questo sapore sia spiacevole o meno, beh, questo è tutto da capire!!!

Gaetano Celestre ha detto...

Ringrazio Giovanni per le splendide parole che ha usato nel recensire il mio libro. Non mi allargo nel dire "dice giusto qui, dice giusto lì", per non cadere nel bieco auto-celebrarsi. :-) Grazie davvero!

Francesco Ricci ha detto...

“Bagni Achei” è un romanzo fresco ed immediato in cui i ricordi di studente e approfondimenti personali su filosofia, sociologia, mitologia e musica rendono fluido e piacevole l’intreccio e le varie situazioni reali ed oniriche che si susseguono come onde lievi nel mare di Cava D’Aliga.
La sicilianità traspare in ogni pagina, nell’intercalare di parole o di dialoghi in sciclitano così come l’amore per il paese natale, di cui l’autore esalta la bellezza e la storia, ma senza lesinare punte di spillo su quanti, per ignavia o ignoranza, lasciano che le bellezze naturali e artistiche di Scicli vadano in malora e su quanto, di umano o di materiale, non viene valorizzato o viene insensatamente dimenticato.
È l’inizio di un cammino che certamente ci riserverà piacevoli sorprese! (intendo: nuovi lavori).
Ad maiora!!!