domenica 31 gennaio 2010

Un nuovo racconto ed il suo narratore

Un nuovo racconto, o meglio, il canovaccio di esso; la storia falsa ed immaginaria di un personaggio, come si suol dire, di pura fantasia.
Il soggetto principale di questo racconto è uomo, forse ancora giovane, qualcosa in più di trenta anni di età, magari trentatré. Arrestato perché ritenuto, probabilmente ingiustamente, facente parte di una cellula terroristica; mandante ed autore diretto, presunto, di taluni orribili delitti.
Sì, tanti sono i miei dubbi, in qualità di narratore non giuridico, poiché in fondo le accuse muovevano tutte da senz’altro opinabili presupposti, quali ad esempio l’abitare sopra il panificio-osteria ed ex pescheria, attività di comodo, ritenuta sede occulta della cellula rivoluzionaria già citata. Altre simili supposizioni derivavano dall’amicizia, non di lunga data per la verità, con Pietro Cefasì e Paolo Spada, noti malviventi del luogo già noti alle forze dell’ordine, per restare in una terminologia a-tecnicamente giornalistica, in quanto ruotanti attorno l’orbita della protesta a mano armata. In realtà, quindi, non c’erano certo prove dirette che collegassero questo mio personaggio di fantasia agli efferati crimini a lui imputati, ma soltanto la parola e le accuse di alcuni collaboratori di giustizia e la testimonianza oculare di un sacerdote (Parrocchia di San Caiafasso Martire, cui apparteneva anche, e non solo per motivi circoscrizionali, il tizio di cui mi sto occupando).
Come fu e come non fu, si instaurò il processo e si susseguirono penosi interrogatori diretti, per mesi. Trattenuto nella casa circondariale, in attesa che ci fosse un giudizio in merito, dopo quasi un anno, l’uomo fu finalmente scagionato, completamente tra l’altro, dalla resa confessione di “Barabba”, nome in codice della reale mente e leader del gruppo sovversivo. Ripeto, finalmente, anche se emaciato, pieno di lividi e sensibilmente provato dal regime di carcere duro cui era stato provvisoriamente destinato, fu rilasciato con effetto immediato. Intervistato dalla TV locale rispose solo con un “tutto è bene ciò che finisce bene!”.
Così, concluso questo breve schema per un nuovo racconto, chiudo il block notes e mi decido ad andare a letto. La cosa strana è che però, pur avendo terminato il lavoro, non riesco a prender sonno.
Già, qualcosa mi impedisce di essere sereno, così decido di alzarmi e quando, mezz’ora dopo, ritorno tra le coperte, provoco tanto trambusto da svegliare mia moglie:
“Sei andato a fare la pipì, vero? Te lo dico sempre di non bere troppa acqua prima di coricarti!”
“Ma no cara -gli rispondo- sono andato a cambiare il finale al racconto, non mi convinceva. Ho pensato di fare intervenire un amico di infanzia, un fidato del mio personaggio, che pagato dai corrotti servizi segreti deviati di non so quale posto, accusa ingiustamente il suo amico, smentisce “Barabba” e lo fa arrestare. Poi, un prete di cui avevo scritto prima la partecipazione, conferma i fatti e dice che lui l’aveva sempre detto e ricorda che la Parola del Signore mai è creduta, perlomeno in tempo. E insomma, alla fine, “Barabba” viene liberato e, nel dileggio generale della folla inferocita, tra sputi e lanci di pietre, il mio personaggio, esposto in piazza al pubblico ludibrio, è condannato a morte, pur non avendo commesso nulla di ciò di cui lo si accusava. Cara, ma stai dormendo?”
E così presi sonno anch’io, serenamente.

Angelo Secondo Lo Munno