mercoledì 10 giugno 2009

Buona Estate a tutti


Amici, finalmente giunge il momento lungamente atteso (almeno per quanto mi riguarda), durante questo piovoso anno. Non che non mi piaccia la pioggia, devo essere sincero, il suo tamburellare ritmico ed il profumo che si solleva in quel momento, mi hanno sempre provocato rilassamento e sensazioni piacevoli. La pioggia mi affascina. Tuttavia preferisco, sempre, un lungo, lunghissimo bagno (in fin dei conti, si tratta comunque di acqua anche in questo caso) e, credetemi non vedo l'ora di immergermi per ore, come Iachino, il protagonista del mio racconto.

Eh si, spero proprio di poter fare anch'io un bel Bagno Acheo, sereno e ristoratore. Lo stesso tipo di bagno che auguro a chiunque di voi possa far piacere. Adesso devo solo prestar cura di non dimenticare niente in paese. Essenziale, un nutrito gruppetto di libri ("Gerusalemme liberata", i romanzi cortesi di Chretien De Troyes, "Le radici storiche dei racconti di fate"di Propp, il violinista pazzo e il libro dell'inquietudine di Pessoa, Don Chisciotte, i primi due libri della storia di Roma di Tito Livio e u dirittu penale. Voi che portate? sono curioso, scrivete pure tra i commenti), già pronto da portare via. Poi devo ricordarmi il secchiello, la paletta, i baffi ed il rastrellino (può sempre tornare utile, chissà), gli occhiali da sole (ma quelli li indosso già ora) e la paglietta...ah, che buon odore...quando non è plastica! Spero di non dimenticare nulla. Credo e spero (ma, per scaramanzia, non mi allargo e non aggiungo quali siano i possibili "eventi in programma") che periodicamente dovrò tornare in paese e mettere mano al pc, per avvisarvi riguardo i prossimi eventi legati al mio libro. Dunque invito gli interessati a controllare, di tanto in tanto, sia qui che su facebook, i progressi in tal senso. Per il momento vi auguro Buona Estate.

A presto.

Gaetano

Sgradevole/Ancora sgradevolezze

Sgradevole

Una lunga striscia corre via, verso il sole, dove non se ne scorge più l’inizio, tra l’azzurro appena increspato d’inizio estate e la sabbia che è sempre meno asciutta. Bernardo si chiedeva cosa ci facesse con un beverone analcolico poggiato dinanzi a sé. Lui che i cocktails non li aveva mai sopportati, persino da alcolici. Queste mezze figure, né carne, né pesce, in eterno bilico tra la confusione e l’essere anonimi. Un mix di succo d’ananas e qualcos’altro che più antipatico non si può. Avrebbe volentieri bevuto una birra ghiacciata se non ci fosse stata così tanta luce. Forse era la stessa storia delle sigarette: continuava a considerarsi fumatore, lui che non fumava da più di quindici anni. Continuava a sentire la fragranza del tabacco che si accende, tra un brutto pensiero e la conseguente derisione dello stesso. Come poteva prenderlo sul serio questo bicchiere mezzo pieno di robaccia giallognola? Non era meglio una minerale a questo punto?
Respirare aria nuova, fresca di nicotina, non aspetta forse tutto ciò?
Svegliandosi, contorto nel sudore, immerso nelle umide lenzuola della coscienza, si alzava incontro a un nuovo mondo dove un poco di ombra gli avrebbe consentito di fumare in pace. E si allontanava nella direzione opposta a quella striscia che continuava a correre verso riva. Bernardo incontra un gabbiano e non gli chiede nulla, vede un gatto che tentava di farsi tatuare il battistrada di una michelin e lo lascia fare, trova un uomo che piange e decide di tirargli una pietra, scappa.
Si siede al primo bar possibile e prende qualcosa di giallo, all'ananas e qualcos'altro.
Poi comincia a parlare da solo, nella sua mente, imprecando per quello che continuava ad ordinare, da giorni. Cosa sarà mai un altro sorso? E la striscia si avvicinava, ora se ne scorgeva il sorriso beffardo. Stavolta il mare era furioso, inspiegabilmente, apparentemente.
Bernardo si ritirava tra le vie interne, quasi correva, accorreva per udire i suoni delle onde, quando, schiaffeggiando gli scogli, rimbombano tra le mura delle case vuote, screpolate da una vecchiaia mai scontata, sopravvissuta persino alle urla dei primi bambini, quelli che sono nati quand’era già inesistente il resto.
Tutto era vecchio lì, malinconico ed infinito, forse anche triste ma almeno non si vedeva quella striscia. E Bernardo pensava che, in effetti, mai si sarebbe detto capace di lodare quella culla di calcestruzzo. Gli sembra così vera, ora! Fissa gli occhi a quel luogo dove nulla si vede. Un luogo ovattato, dai suoni in secondo piano, senza colori vivaci. Il luogo dove si perdono le considerazioni di chi ha poco da fare e pensa troppo. Il mare è ormai calmo e la striscia è ormai giunta, Bernardo va a vederla, finalmente e finalmente sereno scioglie una parola dalla sua gola: - Marrone!


Ancora sgradevolezze


Come stai?
Ti scrivo per raccontarti ciò che mi è capitato. Lo riporto, caro amico, così come mi è successo.
Ti aspetto.

Ed eccomi a mare, senza sigarette ancora una volta. Cosa farò, poi, sulla battigia se non potrò neanche fumare? La risacca è particolarmente vigorosa e non fa che sbattermi in faccia la verità. O le verità! Una tra queste si alza con la spuma delle onde e raffredda l’aria già afosa. In poche parole l’acqua ha ssiri fridda. Farmi il bagno, non se ne parla, forse. Si scalderà, prima o poi. Ppi forza u primu juornu mi devo fare il bagno? E poi, è tutto così torbido che non riuscirei mai ad immergermi. La sgradevole sensazione di non sapere cosa ci sia sotto…una tracina, Medusa, Perseo, siringhe, pietre, schifezze di ogni genere che possono essere immaginate nel breve spazio di tempo in cui decido di bagnare anche la testa. Tutto ciò per non fare brutta figura dinanzi agli altri bagnanti, che sicuramente stanno attenti a guardarmi. Poi scappo fuori dall’acqua, stando, però, sempre attento a non dare impressione di essere intirizzito dalle temperature glaciali; minimizzando, con un sorriso lieve, persino il pinguino che mi accoglie con un asciugamano. Guai se gli altri mi vedono cedere! Le conseguenza potrebbero essere gravissime, come essere abbandonato sul Taigeto o affidato agli iloti e costretto per tutta la vita ad assemblare panini da McDonald. Però finalmente è giunta l’Estate, il mare si calmerà e l’acqua sarà più calda. Si, vero, non ci sono sigarette ma in compenso ho i baffi. Il mio terrore risiede tutto in una striscia marrone che continua ad avvicinarsi, minacciosa e legittimata da anni di disinteresse programmatico. I capi-popolo chiedevano: “Volete la striscia marrone sul mare?”- e tutti rispondevano: “Siiiii!!!!”
A presto, Bernardo

Rapporti tra me e il lavoro. Chiarimenti semi-seri

Forse è meglio che chiarisca alcune cose sul mio rapporto col concetto di “lavoro” (che brutta parola, già mi duole lo stomaco): Innanzi tutto, bisogna chiarire che il tono dei miei discorsi, orbitanti su questo termine, si mantiene sempre sulla “babbiata” (termine più o meno intraducibile che in italiano vuol significare “modo di scherzare nel quale una o più persone fingono di non essere nella condizione mentale più lucida”).Ovvio che “babbiando” si dice la verità…ma questa è altra cosa!In effetti, nella mia ancora non troppo lunga carriera di essere vivente, molto spesso ho fatto “cose” che altri potrebbero interpretare come “lavoro”.Allora dov’è il punto? Sono forse un mentitore, uno che lavora e invece dice di no?Dio ce ne liberi, del “lavoro”…Proprio ieri, leggevo la “Repubblica” di Platone e mi sono imbattuto in questo pensiero (che il già detto filosofo fa dire nientemeno che a Socrate): “L’uomo libero non deve imparare nulla con la costrizione. Le fatiche fisiche, anche se sono affrontate per forza, non peggiorano lo stato del corpo, mentre nessuna cognizione introdotta a forza nell’animo vi rimane”.Ecco, è proprio questo che non ho mai sopportato: “la forzatura”!Nulla toglie quindi che, in futuro, sia possibile vedermi coi capelli di lato e la cravatta, sbarbato e felice di sfruttare lo stato di necessità di chi si rivolgerà a me come legale, se solo ciò cominciasse a piacermi. Di più, potrei anche venire a patti con il mio ideale (anzi è la cosa più auspicabile) e finire per “lavorare” ma almeno con la speranza che si possa avere del tempo libero (parecchio) per sognare di non farlo più. Concludo questo serio discorso per persone serie: L’Ideale? Cos’è? È qualcosa di molto personale, ognuno di noi sa che cos’è, per sé. Personalmente, penso, l’ideale sia da non raggiungere mai. Cos’è l’ideale raggiunto se non un preannuncio di “game over”? L’Ideale bisogna sognarlo, deve essere solo perseguibile. Questo faccio ogni giorno, sogno di non essere costretto ad una triste vita fatta di costrizioni, sogno di riuscire a fare quello che voglio e per riuscire in ciò sono disposto persino a lavorare!