mercoledì 30 settembre 2009

Recensione Giovanni Denaro

Recensione Bagni Achei. di Giovanni DenaroBagni achei non è stata la prima opera che ho letto di Gaetano Celestre; ho infatti avuto la possibilità di leggere alcuni racconti brevi pubblicati sul proprio blog e che hanno rappresentato una sorta di antipasto a questo suo primo romanzo.
Romanzo moderno, come lui stesso l’ha definito, ricchissimo di sfaccettature tale da non potersi classificare con facilità da un punto di vista sia del genere che della tematica. Una lettura che è scivolata via davvero con leggerezza, che non ha stancato ma che al contrario ha messo l’accento su tantissimi aspetti di un’importanza tale che sembra impossibile che l’autore sia riuscito a condensarli tutti in quest’amalgama cosi suggestiva composta da appena 133 pagine.
La storia, ambientata nella bellissima terra di Sicilia, si snoda attorno alle vicende di Gioacchino Ariodante, giovane professore di un paesino di provincia assorbito dalla normalità della quotidianità fino al giorno in cui il gioco delle circostanze fortuite e degli equivoci del caso non lo mettono di fronte a una situazione ai limiti del paradosso che cambierà definitivamente la sua esistenza.

Non già un’esistenza da definirsi mediocre quanto piuttosto una vita come tante, normale e senza grandi emozioni ed un personaggio, quello di Gioacchino, che porta con sé tutta la stanchezza e l’amarezza del vivere che Sciascia ha benissimo rappresentato in due sue opere fondamentali, “Il cavaliere e la morte” e “A ciascuno il suo”, disegnando la fragile condizione umana con spietata quanto sincera crudezza puntellata solo di tanto in tanto da punte di barocchismo appena tuttavia sufficienti a rendere affascinanti le vite di queste anime peregrine che sono i sognatori siciliani.
Pescatori, intellettuali, professori e artisti musicisti che popolano il romanzo di Gaetano Celestre e nei quali un siciliano non può non riconoscersi, perché è di noi che si sta parlando, di noi come siamo ora e di come siamo sempre stati.
Non so ben dire se Gioacchino possa definirsi un eroe, sebbene abbia letto tutta la sua vicenda ed effettivamente, se così fosse, dovremmo allora reinventare il concetto di eroe, dimenticando il bardo solitario che protegge tutti contro tutto per accogliere la ben più romantica idea di chi, solitario ciottolo sul fondo di questo oceano che è la vita, compie ogni giorno sforzi immensi per resistere alle ingiustizie della vita, o per resistere forse alla vita stessa.
Questa è la verità che traspare dalle pagine dell’opera: si resiste ogni giorno alla mestizia del vivere quotidiano, e si resiste con un senso di appartenenza alla nostra terra di Sicilia che solo si può spiegare facendo riferimento a quel sentimento sui generis che si traduce in amore e odio per una stessa cosa.

È la c.d.isolitudine, tema dolce amaro come lo è del resto la malinconia.
Un sentimento vivo di contraddizioni, l’orgoglio del nostro essere isolani unito alla condizione di separatezza che ci tiene lontani dal mondo.
” La fierezza dell’unicità e l’esilio del naufrago”, utilizzando parole di Gesualdo Bufalino che sintetizzano al lettore la sensazione di particolare abbandono cui si lascia andare il nostro pensiero, sempre in bilico tra il nostro essere e ciò che si potrebbe essere, con i piedi ben piantati in terra e la mente che va oltre il mare, a esplorare - con le intenzioni soltanto - l’altro dalla Sicilia. Per noi siciliani il viaggio non è semplicemente momento indolore, spensierata rilassatezza.
Per noi è veramente morire.
Più che un cenno merita lo stile di scrittura che posso ben definire originale e moderno- viste le numerosissime incursioni che Gaetano compie nel mondo del non-sense, dell’irrazionale e del paradosso più assoluti, sia da un punto di vista scenico che grammaticale, come il Lewis Carroll di Alice nel paese delle meraviglie; ma al contempo tradizionale come non mai, non rinunciando al dialetto siciliano a dimostrazione del grande amore verso la sicilianità tutta, soprattutto quella dei modi di dire e dei modi di fare.
Ma a sorprendere di più è forse la sottile(ma neanche tanto, a volerci ben pensare) analisi politica e sociale della nostra epoca con la quale l’autore passa in rassegna tutti gli stereotipi e i luoghi comuni tipici del bel paese in generale e della Sicilia soprattutto, affrontando tematiche di un’attualità incredibile come la mafia e gli sbarchi clandestini sulle coste siciliane, il tema delle ingiustizie e dei soprusi vecchi quanto il mondo e che dividono il genere umano in disonesti-vincenti e umili - perdenti.La storia del genere umano, di sempre.
Ed è forse questo il messaggio che l’autore vuole far passare: il mondo vive da sempre con le sue ingiustizie, con i suoi drammi, con i suoi paradossi e le sue contraddizioni, anzi vive di tutto ciò, ed è una normalità che non si può combattere ma eroicamente accettare, non già supinamente, genuflessi innanzi all’ineluttabile destino della condizione umana ma resistendo “eroicamente” in questo giardino tanto bello quanto a volte spietato.
L’amaro in bocca, questo rimane alla fine dell’opera. Se questo sapore sia spiacevole o meno, beh, questo è tutto da capire!!! Giovanni Denaro, 28/05/09.


Altre recensioni:
http://www.ondaiblea.us/index.php?option=com_content&view=article&id=8839:a-ritroso-sulla-rotta-dei-migranti&catid=6:libri&Itemid=43 (Recensione dello scrittore Giuseppe Nativo, apparsa sul tomo regionale del quotidiano "La Sicilia".)

http://www.ondaiblea.us/index.php?option=com_content&view=article&id=7695:qbagni-acheiq-un-viaggio-onirico-tra-il-serio-e-il-faceto&catid=6:libri&Itemid=43 (Recesione della poetessa Giovanna Vindigni, da http://www.ondaiblea.us/)

http://www.ondaiblea.us/index.php?option=com_content&view=article&id=7437:bagni-achei-di-gaetano-celestre&catid=6:libri&Itemid=43 (Recensione di Salvo Micciché e Marco Iannizzotto, http://www.ondaiblea.us/)

Grazie a tutti...

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